sabato 18 dicembre 2010

ANIM-ALE- ANIM-A- ANIM-ATO

Abbiamo separato con un trattino la radice della parola –anim- ovvero la sua parte non flessiva quale corpo comune e trasversale che caratterizza queste tre parole, la cui etimologia rimanda, in tutti e tre i casi, al soffiare del vento.

Risalire alla radice comune ci permette, dunque, di attraversare il senso intenzionale delle tre parole, suggerendoci l’idea di un senso altro, sedimentato e latente che permette di collegare l’anima, all’animale e all’animato. Senso che riteniamo vada ricercato nell’immagine stessa del soffiare del vento, nel suo evocare l’idea di un movimento: pensiamo al vento fra le foglie, fra i capelli, alle onde del mare… come se la possibilità del corpo di potersi “generare” fosse dovuta ad un movimento, in grado di s-catenarne la presenza.

Questo primo passaggio ci permette quindi di cogliere come la rappresentazione del corpo venga connessa all’idea di movimento, evento quest’ultimo che offre consistenza al corpo, permettendogli di esistere.

L’animale, l’anima, l’animato sembrano a loro volta rimandare a dei mondi, a dei livelli rispetto ai quali prende forma la rappresentazione del corpo. Nello specifico, ipotizziamo che:



- il “livello animale” rimandi ad una dimensione biologico-istintuale situata in profondità: a questo livello il corpo esprime una modalità di funzionamento fatta di reazioni che -sfuggendo al nostro controllo- talvolta si pongono al di fuori della consapevolezza. D’altro canto, questo livello ci permette di elaborare rapidamente una serie di stimoli rispetto ai quali produrre azioni, facendoci sentire connessi con una dimensione emozionale-istintiva di carattere quasi viscerale;

- il “livello anima” abbia a che fare con una dimensione disincarnata che tende ad opporsi al livello animale, situandosi dentro l’involucro-corpo dell’individuo in seguito ad una sua emanazione dall’alto. Ne consegue l’immagine di un corpo controllato dal di dentro, esito di una separazione tra materia e spirito, istintualità e pensiero razionale. Tale separazione, tuttavia, è su questo stesso terreno che può tentare le sue integrazioni, realizzando un incontro tra queste due parti;

- il “livello animato” spinga la rappresentazione del corpo verso il fuori, come se su questo piano fossimo sollecitati ad avere una visione del corpo dal di fuori di noi stessi. A questo livello il corpo non è controllato dal di dentro ma espropriato, acquisito dall’esterno. Su questo piano siamo confrontati con una esperienza maggiormente confacente con i tempi moderni: si pensi all’utilizzo dello spazio virtuale, alle immagini digitali, alle moderne tecnologie, alla telecamera, ecc.

Questi tre livelli ci permettono di entrare in uno spazio di cui queste dimensioni cotituiscono le coordinate. Immaginiamo quindi le rappresentazioni sul corpo come l’esito di un posizionamento del corpo entro questo stesso spazio, quindi, di volta in volta, più vicino ad un livello piuttosto che ad un altro.

Ci preme sottolineare come questi tre livelli disegnino uno spazio orizzontale, dunque, non gerarchico: non vi è, in altri termini, un livello più evoluto, più virtuoso di un altro, o, per meglio dire, il nostro intento non è quello di presentarli secondo una visione evolutiva. Essi semplicemente si intersecano.

Ecco quindi che i tre livelli possono divenire una carta da cui partire per iniziare ad interrogarsi sui propri modi di relazione con il corpo, visualizzando il proprio posizionamento attuale. Un po’ come quelle cartine in terra straniera, dove una freccia ci indica: voi siete qui!







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