Molto spesso i pazienti che
richiedono un intervento da parte dello psicologo immaginano e sperano -non a
torto- che la loro problematica possa trovare una soluzione, come se si
trattasse di guarire da una forma di malattia. Il male, il dolore, la
sofferenza che si prova, troverebbero la loro fine una volta che si sia
guariti.
Purtroppo la relazione terapeutica con lo psicologo non è in grado di
produrre questo esito, poiché ciò di cui si occupa la psicologia non ha che
fare con la cura ma con lo sviluppo, quindi insieme con lo psicologo più che guarire è
possibile sviluppare nuove competenze.
Cosa può significare, questo, ad esempio per un giovane padre, che indossa
per la prima volta questi abiti? O per un ragazzo che non trova la spinta a
fuoriuscire dalla propria famiglia d’origine? O, ancora, per una donna che, non
trovando altra aspirazione che sacrificarsi per i suoi familiari, si scopre ad un certo punto svuotata?
Si capisce, con questi pochi esempi,
che da queste situazioni non si può guarire; tantomeno si potrà immaginare
quindi una cura! Contemporaneamente, è bene sottolinearlo, non esistono manuali
grazie ai quali, con un po’ di pratica, ci si possa addestrare come se si stesse
imparando a portare l’automobile. E volendo, anche nel caso dell’automobile
(apprendimento che si fa una volta per tutte), averla guidata nel piccolo paese
per vent’anni non rende certo competenti al traffico di una grande città, a cui
ci si affaccia per la prima volta.
La relazione terapeutica come esperienza
d’apprendimento è uno spazio all’interno del quale si tentano esperimenti di
nuove forme di guida (per restare nella metafora della guida dell’automobile)
alternative rispetto allo stile al quale si era abituati sino a quel momento.
Nessuno imparerebbe a guidare nel traffico di Roma, con le sue regole
implicite, grazie soltanto all’ausilio del libro di scuola guida o alla
spiegazione offerta da qualcuno. Per cui imparare a guidare di nuovo, significa
apprendere nuove competenze rispetto al contesto urbano e di traffico col quale
si è confrontati adesso. Vuole essere
questa una metafora che aiuti maggiormente a visualizzare cosa, tutto ciò, possa significare per la vita di ciascuno di
noi.
Domandarsi con quale "nuova" situazione
contestuale ci stiamo confrontando, quale sia, quindi, il cambiamento in corso, quali modalità abbiamo messo in campo fino
a questo momento, diventano i primi passi utili a comprendere il nuovo
apprendimento che ci è richiesto. Apprendimento formativo grazie al quale
continuiamo a svilupparci e attraverso cui impariamo a costruire nuovi
strumenti per stare al mondo.
Purtroppo apprendere è faticoso e
richiede tempo poiché ci obbliga a rinunciare in parte a quella comodità che ci
eravamo costruiti fino a quel momento; tuttavia è l’unica strada a nostra
disposizione per fuoriuscire dalla sofferenza mortificante generata dal “vecchio”
che tenta di resistere all’estraneità che non comprendiamo ancora.