giovedì 20 gennaio 2011

BATTAGLIA - Abecedario sul corpo-

Partiamo, per questa seconda lettera dell’Abecedario sul corpo, da uno dei commenti lasciati nel blog, ad integrazione della parola proposta: battaglia, appunto.

“BATTAGLIA: se ne combattono tante, dentro il corpo, e, con il proprio corpo, nel nostro ambiente…”

Ci pare, questa, una parola drammaticamente attuale, rispetto al contesto del corpo delle donne e degli uomini, non meno che del corpo sociale. Una parola che mette in scena la possibilità del conflitto, della resistenza, della difesa, della resa, in un vero corpo a corpo.
La “battaglia”, se da un lato mette in evidenza l’aspetto dello scontro, dall’altro richiede il riconoscimento di parti diverse all’interno di un medesimo “corpo” (umano o sociale, come vedremo, non fa differenza); riconoscimento che mette in crisi, destabilizza un equilibrio, imponendo dei costi, ma che, al contempo, rappresenta un passaggio ineliminabile per il realizzarsi di un assetto inedito e potenzialmente più adattivo.
I processi di sviluppo non possono avvenire bypassando la dimensione del combattimento: il cambiamento, all’interno di un percorso psicoterapeutico, implica anche un andare contro quelle parti di sé che tenderebbero a restare impigliate entro le secche della ripetizione. Si pensi, tra gli innumerevoli esempi possibili, a come gli stessi processi di cura e guarigione di patologie di varia natura vengano descritti, nell’immaginario collettivo, utilizzando parole come “battaglia”, “sconfiggere”, ecc., evocando implicitamente l’immagine di una “parte sana” che lotta contro –e con- una “parte malata”.
L’ipotesi che proponiamo è che attraverso la battaglia possa esprimersi paradossalmente una forma di eros, uno slancio verso la “vita”, a partire dall’attraversamento delle proprie zone d’ombra, la qual cosa significa incontrare la perdita intesa sia come sconfitta che come abbandono di parti di sé non evolute.
Il rifiuto della battaglia, dunque del conflitto, realizza, invece, dimensioni di stallo, blocchi che si traducono in incistamenti che covano sotto la sabbia, realizzando un equilibrio rigido e costantemente a rischio di infrangersi.
Abbiamo parlato della “battaglia” contestualizzandola all’interno di un corpo non ulteriormente specificato, così da comprendere tanto il piano individuale (il corpo umano) che i contesti sociali, poiché riteniamo che le riflessioni qui delineate concernano entrambi questi livelli. Gli scenari che ci sono venuti alla mente sono stati il setting psicoterapeutico, non meno che le recenti vicende politico-sociali e, con esse, la problematica tendenza a negare-stigmatizzare preventivamente il conflitto. Riteniamo quest’ultimo il motore della relazione, espressione di quelle parti che lottano per generare le forme della loro convivenza.
A tal proposito, obiettivo di chi scrive è stato quello di recuperare una componente virtuosa della “battaglia”, esplicitando la centralità che tale dimensione riveste entro i processi di cambiamento individuali e sociali.